Lo Sceriffo perde il cane by E.S. Gardner

Lo Sceriffo perde il cane by E.S. Gardner

autore:E.S. Gardner
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Giallo
editore: Garzanti
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


La famiglia Freelman stava consumando il pasto di mezzogiorno quando arrivarono Brandon e Selby. «Mi dispiace,» si scusò Selby, «di interrompere la vostra colazione, ma vorrei sapere alcune cose.»

«Venga avanti,» disse Stefano, «e si accomodi. O forse ha già fatto colazione?»

«Grazie, abbiamo mangiato.»

Stefano, notando l'espressione seria e solenne dei loro volti, esclamò: «Ehi, che avete, ragazzi? Avete intenzione di prenderci uno alla volta, farci abbagliare dalla luce d'un riflettore e sottoporci al vostro poliziesco sistema di terzo grado?»

«Per me,» disse Selby, «posso fare le mie domande in qualsiasi luogo. Forse alcuni di voi preferirebbero rispondere in privata sede.»

«Questa non è un'idea malvagia,» disse Stefano affrettatamente e cercando di nascondere l'imbarazzo sotto una risata rumorosa. «Io risponderò alle domande rivolte a me in privata sede. Gli altri possono rispondere qui addirittura.»

Furono scambiati alcuni sorrisi fra i commensali. Ma Corliss Ditmer, a un tratto, si fece avanti a dire: «Non vi sembra che stiamo tutti comportandoci in questa faccenda come tanti sciocchi? Doug Selby e Rex Brandon sono dei giuocatori leali. A me invece sembra che noi non li ripaghiamo della stessa moneta.»

Dette uno sguardo intorno alla tavola, lo posò per un istante sul volto di Carmen che arrossì sotto il belletto.

«Sciocchezze,» disse Stefano. «Stiamo facendo tutto il possibile. Del resto, Carmen non è forse tornata qui di sua iniziativa?»

Corliss gli piantò in faccia due occhi fermi e tranquilli. «E tu credi a questa storia?» disse.

Stefano accese frettolosamente una sigaretta.

«Sedetevi, ragazzi,» disse Charles Freelman, «se non sbaglio sono ancora il capo di questa famiglia. Non ci devono essere reticenze. Cos'è che volete sapere?» Selby e Brandon accettarono le sedie offerte da Charles Freelman e Selby disse: «Vi sono due cose che voglio mettere in chiaro. Dimmi, Stefano, stai cercando di vendere un pezzo di proprietà a Gillespie, vero?»

«Sì.»

Selby incontrò lo sguardo di lui con fermezza: «Tu sai che Gillespie era un prestanome di Billmeyer. In che modo l'avevi saputo?»

Stefano avvicinò la sigaretta alla bocca frettolosamente, ne aspirò profondamente una boccata, dette un'occhiata in giro, sembrò penosamente consapevole degli occhi degli altri fissi su di lui e del silenzio che permise a tutti di sentire l'esclamazione soffocata di Carmen.

«Non so davvero cosa vi faccia pensare che io sapessi una cosa di questo genere,» disse Stefano e il suo tentativo di mostrarsi aggressivo lo fece apparire come uno che cerchi di difendersi.

«È una cosa talmente evidente,» disse Selby, «che avrei dovuto pensarci molto prima: tu Stefano, eri molto ansioso di vedere Gillespie giovedì. Doveva darti una risposta definitiva venerdì, eppure tu non andasti da lui e non hai più cercato di vederlo da allora. Questo significa che sai. Ora dimmi in che modo hai saputo.»

Stefano scosse la cenere dalla punta della sigaretta. Con la mano destra ciancicava il tovagliolo. «A dire il vero,» disse, «io non ero così… così… scemo, come mi credeva Billmeyer. Pensai che mi stava ingannando. Pregai un amico che lavora nel ramo degli affari immobiliari di telefonargli e di fargli un'offerta per uno dei pezzi adiacenti il terreno che possedeva. L'offerta era due volte superiore al valore della proprietà.



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